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News dalla BCC
06/02/2024
I sette anni di crescita di Banca Patavina per diventare Bcc Veneta
Dal prossimo 12 febbraio diventa pienamente operativa la nuova BCC Veneta

Sette anni fa la fusione tra la BCC di Piove di Sacco e quella di Sant’Elena e la nascita di Banca Patavina; ora un nuovo passo avanti con l’unione tra la Patavina e la BCC di Verona e Vicenza, per dare vita a BCC Veneta. Continua quindi il camminino di aggregazione e rafforzamento del Credito Cooperativo.

Per Banca Patavina, dopo questo intenso periodo, è già tempo del bilancio finale, così come lo tratteggia il Presidente, Leonardo Toson.

«Ricordo ancora, nel 2017, quando il Credito Cooperativo di Piove di Sacco e quello di Sant’Elena, decisero di fondersi, come, nonostante il generale e diffuso consenso, non mancassero in alcuni Soci e Clienti i timori, le incertezze, perfino le paure; molti, infatti, temevano di perdere la “loro Banca”. D’altra parte, le nostre BCC erano sempre state caratterizzate da un forte localismo, da un senso identitario di appartenenza alle comunità locali. Quelle che erano nate, spesso nelle parrocchie, come Casse Rurali, rappresentavano i bisogni, i desideri, le volontà di piccole realtà e si temeva che l’allargamento delle dimensioni della Banca potesse far venir meno tale caratteristica».

Di fatto, non è andata così….

«Infatti, Banca Patavina, nata appunto dall’unione della BCC di Piove con la consorella di Sant’Elena, ha continuato a essere quella di sempre: una banca locale, al servizio delle famiglie, delle imprese e del territorio. Il motivo è molto semplice: i valori che ci legano, che sono gli stessi da più di un secolo di vita del Credito Cooperativo, sono talmente consolidati che possono tranquillamente accettare e sopportare la sfida dei cambiamenti, anche in merito alle dimensioni di una BCC. Sempre facendo memoria del passato, rammento ancora come, dallo stesso giorno della fusione, dalla nascita di Banca Patavina, il nostro modo di ragionare rimase tale pur subendo una radicale trasformazione nei riferimenti territoriali. Da quel momento, infatti, diventammo la Banca di una porzione più ampia e significativa della provincia di Padova e di quella di Venezia, continuando però a essere quello che eravamo sempre stati».

Qualcosa tuttavia cambiò….

«Certo, ma in positivo. Ad esempio, la crescita patrimoniale derivante dalla fusione del 2017 ha consentito alla nuova BCC di implementare la propria disponibilità e operatività; l’avere come bacino di impegno un territorio più ampio e maggiormente variegato in termini di attività imprenditoriali ha allargato le nostre opportunità; tutto questo, inoltre, ci ha costretti ad un salto di qualità importante in termini di competenze dei nostri Collaboratori e della qualità dei servizi che possiamo offrire».

Quindi, Banca Patavina è stata un’esperienza positiva?

«Non c’è dubbio: gli esiti sono sotto gli occhi di tutti e certificati nei nostri bilanci. Siamo una BCC sana, efficiente, che sa dare risposte. Il nostro Personale è di qualità, l’amministrazione è stata all’insegna del “buon governo”, con la giusta prudenza derivante da tempi non certo facili (pensiamo agli anni del Covid, ad esempio)».

Ma allora, perché cambiare? Perché procedere a un’ulteriore fusione, a un nuovo allargamento?

«Il discorso è discretamente complesso, anche se riassumibile in alcuni punti essenziali. Partiamo da una considerazione fondante e decisiva: la nostra Banca, la Patavina, per dimensioni e dotazione patrimoniale, ha dei limiti oltre i quali non può andare. Non certo per nostra scelta, ma per il semplice fatto che le normative dell’attuale sistema bancario (che, ricordiamo, ha ormai una dimensione e un “controllo” europeo) non ce lo consentono. Se vogliamo poter servire in maniera adeguata famiglie e imprese dobbiamo andare oltre, avere maggiore disponibilità patrimoniale, ad esempio.

Insomma, dobbiamo cercare un nuovo e più efficace equilibrio tra le nostre dimensioni e i servizi che vogliamo dare. Per questo, nei mesi scorsi, senza clamore ma con tenacia e concreta perseveranza, il Consiglio di Amministrazione ha avviato una lucida riflessione sulla Banca: per crescere è necessario allargarci, cercando un altro partner. Il solco sul quale ci siamo ricollocati è quello dei valori forti della tradizione e della cultura del Credito Cooperativo (mutualismo, territorialità, centralità dei Soci e della partecipazione). Senza timori, anzi con orgoglio, possiamo dire che abbiamo raddrizzato la rotta: non un’operazione traumatica ma un normale (anche se faticoso) intervento di riposizionamento che ha portato anche a un cambiamento di persone e di organizzazione».

«Su un punto, comunque, non ci sono incertezze, – aggiunge il Presidente – rispetto a quello che sarà il percorso anche della nuova BCC Veneta: continueremo a essere sempre più Credito Cooperativo, non certamente snaturandone valori, storia, prassi. Le sfide, su questo cammino, sono impegnative, ma non impossibili, anzi abbiamo a disposizione tante risorse e inesplorate opportunità. Osservavo, ad esempio, come l’utilizzo, forzato nel recente passato, della modalità “da remoto” e il ricorso massiccio a strumenti informatici, avrebbero potuto comportare un allontanamento dal bisogno di contatto e relazioni: è successo esattamente il contrario. Oggi abbiamo Soci e Clienti sempre più “informatizzati”, ma che chiedono anche, con maggiore insistenza, la possibilità di relazioni vive e stabili. Ecco, quindi, una delle prime sfide della nuova Banca: riuscire a conciliare tali, apparentemente contradittorie, esigenze.

Quindi, molti, Soci e Clienti, magari gli stessi che nutrivano delle perplessità nel 2017, non hanno alcun motivo di incertezza o preoccupazione?

«Come detto, nel 2017, la stagione delle (poche) paure è durata soltanto un breve periodo. Ben presto  ci si accorse che non era cambiato nulla, almeno per quanto riguardava l’essere Credito Cooperativo. Succederà così anche dopo questo nuovo “incontro” con BCC di Verona e Vicenza e la nascita di BCC Veneta. Noi resteremo quelli di sempre: legati in maniera radicale alle nostre origini e al modo di fare banca che ci ha sempre caratterizzati, incrementando di molto le opportunità operative».

Alla fine, la vita di Banca Patavina è stata breve, solo sette anni. Possibile tracciare un bilancio di questa esperienza?

«Più che fare riferimento a dati, cifre, consuntivi, bilanci, è importante e decisivo guardare con attenzione a quello che sta accadendo: Banca Patavina, con l’unione con BCC di Verona e Vicenza e la nascita di BCC Veneta, diventa il più rilevante soggetto del Credito Cooperativo Veneto. Questo è possibile soltanto perché in questi sette anni la nostra Banca si è rafforzata in tutti gli asset patrimoniali migliorando la competitività e la qualità dei servizi offerti alla Clientela pur rimanendo ferma e solida nei valori: solo grazie a questo possiamo guardare a un futuro nuovo e certamente più ricco di prospettive e di crescita».

IL PRIMO CONSISIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI BCC VENETA

Sarà Palazzo Wollemborg, in via del Santo a Padova, casa natale di Leone Wollemborg, fondatore della prima Cassa Rurale d’Italia (Loreggia 1883), ad ospitare il prossimo 12 febbraio il primo Consiglio di Amministrazione della nuova BCC Veneta che provvederà anche alla nomina delle cariche sociali. Dell’organismo fanno parte:

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Sergio Bassan, Maria Maddalena Buoninconti, Paolo Cappellotto, Vanni Ceccarello, Simone Facci, Manuela Menin, Nicoletta Merlin, Paolo Michelon, Romano Mion, Gian-Filippo Panazzolo, Romeo Pedon, Flavio Piva, Giorgio Sandini, Giovanni Tessarollo, Leonardo Toson.

COLLEGIO SINDACALE

Franco Volpato (Presidente), Giancarlo Luigi Bagnara (Sindaco effettivo), Marco Callegari (Sindaco effettivo), Marco Ceola (Sindaco effettivo), Edda Delon (Sindaco effettivo), Samuele Castellani (Sindaco supplente), Beatrice Frazza (Sindaco supplente).

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